IL MATRIMONIO REALE

A me sembra incredibile.
I giornali di mezzo mondo in questi ultimi giorni (per non dire settimane) non fanno altro che parlare dell’imminente matrimonio fra l’erede al trono d’Inghilterra William e Kate.
Una sorta di favola moderna. Forse. Lei borghese, dal cuore e dalla mente solida, riesce in dieci anni di fidanzamento a convicere il rampollo a farsi sposare.
Non capisco bene la favola. Ma insomma. Il sogno della principessa esiste da sempre. e può anche andare bene.
Poi stamani leggo sul Corriere un articolo di Maria Laura Rodotà e quel poco di romanticismo, che già avevo fatto fatica a trovare, si trasforma in una sonora risata prima di diventare tristezza. Il primo istinto non sbaglia mai.

I due futri sposini hanno firmato un accordo prematrimoniale alla faccia delle pari opportunità. Un accordo che permette a William di fare il bello e il cattivo tempo senza troppi problemi: se i due finissero per divorziare, Kate perderebbe l’affidamento degli eventuali figli; dovrebbe rinunciare al titolo di altezza reale; non potrebbe più vivere in nessuna delle dimore reali; non otterrebbe un penny del patrimonio di William e non potrebbe rivelare nulla della sua vita coniugale e della famiglia reale.

“Io, Catherine Elizabeth Middleton, prometto di chiudere un occhio se mio marito si comporterà da bastardo e andrà a letto con altre, prometto di sorridere con aria inespressiva ai paparazzi, prendo atto che se in qualunque maniera non soddisferò le aspettative dell’Uomo Nato per essere re, tornerò al mio mondo modesto”, chiude così il pezzo la Rodotà.

Mah.

Leggi l’articolo

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LO YEMEN DELLE DONNE

Lo Yemen si sta ribellando al regime del presidente Saleh.
Venerdì scorso, fra le altre cose, Saleh ha dichiarato che la compresenza di donne e uomini alle proteste violava le leggi islamiche.
Di tutta risposta sabato a San’a, capitale dello Yemen, sono scese in piazza molte donne come ormai fanno da mesi. Senza lasciarsi intimidre da una vacua provocazione.
Senza avere paure delle conseguenze.
O magari sì.
Ma quello per cui lottano è più forte.

Ecco un video

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INTERNATIONAL JOURNALISM FESTIVAL

Inizia oggi a Perugia, per concludersi domenica, il festival internazionale del giornalismo.
Tantissimi ospiti, numerosi appuntamenti.
C’è anche una “sezione” dal titolo ‘Donne, media, potere’.

Il primo appuntamento è oggi alle 16.30: Politica, informazione, lavoro, società. Il ruolo delle donne in un paese in forte ritardo rispetto all’Europa per l’occupazione femminile. Per un nuovo femminismo.
Intervengono:
Susanna Camusso segretario-generale CGIL
Concita De Gregorio direttore L’Unità
Catiuscia Marini presidente Regione Umbria
Maria Laura Rodotà Corriere della Sera
Irene Tinagli Università Carlos 111 Madrid

Domenica 17 ore 17.30: L’immagine delle donne italiane in televisione, nei media e nella pubblicità. Storie di sessimo, velinismo e ruoli negati.
Intervengono:
Tiziana Ferrario Tg1
Luca Mastrantonio Il Riformista
Flavia Perina direttore Secolo d’Italia
Caterina Soffici giornalista e scrittrice
Patricia Thomas Associated Press TV News

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REAL MEN DON’T BUY GIRLS

Dovrebbero essere concetti assodati. assorbiti. dati per scontato.
ma invece pare che non sia così. nè a sud nè a nord. nè a ovest nè a est.
e allora anche il mondo hollywoodiano, tramite la coppia Demi Moore/Ashton Kutcher, si mobilita.
E crea la campagna pubblicitaria “i veri uomini non comprano le donne”.
Una serie di video divertenti con protagoniste star della celluloide a dichiarare il diritto d’uguaglianza fra uomo e donna e la lotta allo sfruttamento sessuale.

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VELI E DIVIETI

Entra oggi in vigore in Francia il divieto per le donne di indossare burqua e niqab, veli integrali più o meno previsti nella religione islamica. Chiunque per strada verrà fermato andrà incontro a una multa di 150 euro o alla frequenza obbligatoria di corsi di educazione civica.

Ma non basta chiedere il documento a una persona per poterla identificare?
Nel caso si presuma che la donna in questione venga obbligata a indossare un indumento e non lo faccia per sua libera scelta, non sarebbe meglio cercare altre metodologie?

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LE DONNE IRANIANE

Esce domani al cinema Offside, il film di Jafar Panahi (attualmente detenuto in Iran per il suo impegno politico e civile) sulla condizione delle donne in Iran.
Da non perdere.

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VA BENE COSÌ

Sei stanca, nervosa e lamentosa.
L’umore insomma non è al massimo. E la schiena alle nove di sera inizia a sentire il peso della pancia che cresce.
Mentre stai dando la buonanotte alla figlia duenne (che, animaletto sensibile, nella giornata ti aveva chiesto “sei tritte?”), lei continua a parlare con i suoi cavalli e a raccontare loro chissà quali storie.
Allora, coinvolta da tanto candore ed entusiasmo, trovi la voglia di fare le ultime vere coccole, le ultime pernacchie sul collo… E lei scoppia in quella risata grassa che non le lascia il fiato, gli occhi si illuminano ancora di gioia, la sua vocina implora “battta mamma battta!”.
E allora la giornata, qualsiasi cosa sia accaduto, va bene così. è perfetta così.

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IN ATTESA DI DOMANI

Si terrà domani la prima udienza del cosiddetto Rubygate. e Silvio Berlusconi, il politico e l’imprenditore che più di ogni altro ha contribuito allo svilimento del ruolo e dell’imagine della donna, inizierà il suo processo per concussione e induzione alla prostituzione minorile.

Nella trepida attesa di domani godiamoci il nuovo video della Sora Cesira.
Donna non disponible. Come molte altre.

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Il lato b dell’Italia

Alcune barzellette fanno ridere. Altre no.
Questa, oltretutto, era di quelle che non faceva ridere.

Silvio Berlusconi, premier di un paese alle prese con una situazione drammatica a Lampedusa, con una guerra con l’ex amico gheddafi, con un tasso di disoccupazione senza precedenti, mantiene comunque alto il suo lato cabarettistico e sessista.
e davanti a una delegazione di sindaci campani del pdl decide di raccontare l’ennesima barzelletta in cui la donna oggetto la fa da protagonista.
squallore.

p.s. per trovare il video basta digitare su google barzelletta lato b berlusconi

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DONNE MIGRANTI

Donne che migrano. Da sole. Con i propri mariti. Finiti però in un altro barcone che non si sa se e quando arriverà. Con i propri figli. Uno di loro in questi giorni è nato quando ancora erano in alto mare. Un altro la mamma l’ha perso. Due ragazze somale, arrivate insieme a molte altre, in quel posto disumano che è suo malgrado in queste settimane Lampedusa, raccontano di essere arrivate qua dopo essere partite dalla Somalia ed essere state prigioniere un anno in Libia, dove hanno subito ogni sorta di violenza, anche sessuale. Lo raccontano sorridendo. Perchè sono felici di essere arrivate, loro originarie di paesi dove la fame la fa da padrona, in un paese libero e democratico. Credono loro.

C’è chi ha il coraggio di parlare di clandestini. Vergogna.

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